Il riconoscimento dello Stato di Palestina, guidato da nazioni come Norvegia, Spagna, Irlanda, Francia e Regno Unito, a cui si stanno associando altri Stati europei, crea la falsa idea, in molte persone solidali, di un’azione concreta contro la continua occupazione ed espansione israeliana in Cisgiordania e le atrocità genocide a Gaza. La sola “minaccia” del riconoscimento alla prossima sessione dell’Onu permette, invece, al governo di Israele di continuare lo sterminio e di accelerare l’espansione in Cisgiordania, di aggredire il Libano del sud e la Siria. Sono gli stessi Stati democratici che rigettano però al mittente gli appelli, seppur ingenui, di tante persone moralmente scosse dalla barbarie in atto, di interrompere le “relazioni diplomatiche”, di fermare le forniture di armi (di cui il governo Meloni è tra i principali) ad un governo che considera i palestinesi un ostacolo da rimuovere per il progetto espansionista dell’etnostato sionista, cioè la Grande Israele. Anche solo la “minaccia” è un pretesto sufficiente per accelerare l’annessione della Cisgiordania con l’espansione degli insediamenti (compresa Gerusalemme), di continuare la guerra genocida a Gaza e rafforzare il regime di apartheid contro i palestinesi in Israele. Il riconoscimento, seppur simbolico, di uno Stato palestinese (Dove? Rimuovendo gli oltre 850mila coloni dalla Cisgiordania? Restituendo ai palestinesi i villaggi da cui sono stati espulsi almeno dal 1967? Condividendo le scarse risorse naturali in primo luogo idriche? Ricostruendo integralmente la Striscia?) a condizione che esso sia “smilitarizzato” e sottomesso al controllo politico e amministrativo di Israele. Siamo di fronte all’ennesima ipocrisia democratica, di governi che continuano a fornire armi a Tel Aviv per il genocidio in corso. Governi che non “protestano” contro Trump che nega il visto di ingresso ai legittimi rappresentanti palestinesi per recarsi all’Onu e che non “fiatano” di fronte alle minacce israeliane di trattare da “terroristi” gli equipaggi solidali della Global Sumud Flotilla che verranno presto intercettati in acque internazionali. Il riconoscimento, in questo contesto, cela in realtà il tentativo di tacitare con un contentino “simbolico” il crescente e diffuso sentimento di solidarietà e di ribellione morale e la mobilitazione di tanta gente comune contro il genocidio in atto di decine di migliaia di innocenti e l’arroganza criminale del governo israeliano.
Fabio Beltrame
