A Città del Messico, l’8 marzo
Il coraggio delle donne, la viltà dei palazzi

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Migliaia di donne si riprendono le strade, per la libertà e contro la violenza, in più di trenta città messicane. È appena un’immagine del potente percorso di emersione femminile che da più di un anno scuote le coscienze di un paese in cui ogni giorno più di dieci donne perdono la vita a causa della violenza patriarcale. Il presidente López Obrador – noto esponente della cosiddetta sinistra latinoamericana – si è schierato nettamente contro le mobilitazioni, reprimendole duramente e accusando le donne di fare il gioco dell’opposizione fascista con le loro richieste, tra le quali vi è il ritiro del candidato a governatore dello Stato di Guerrero dell’esponente del partito al governo, accusato di violenza e stupro. Qualche giorno prima del corteo dell’8 marzo, il presidente ha fatto alzare una imponente recinzione intorno al palazzo del governo per impedire che le donne si avvicinassero. Le manifestanti hanno risposto trasformando la struttura in una gigantesca mostra delle loro rivendicazioni, con le foto dei volti delle sorelle desaparecidas o assassinate e proiettando sull’edificio governativo la scritta “Messico femminicida”.

Nel paese le donne cominciano forse a intuire che la vita può cambiare in meglio (anzi, è già cominciata a cambiare) non certo grazie ai politici o allo Stato ma al coraggioso e straordinario protagonismo femminile.