Acqua in Borsa, vite in pericolo

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La Cme Group, la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine del mondo, in collaborazione con Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future sull’acqua. La risorsa più essenziale per la vita viene dunque quotata in Borsa, come l’oro e il petrolio e come già purtroppo avviene per il grano, il mais o la soia.

La brillante idea è sostenuta da Nazioni Unite, FAO e Banca mondiale, col supporto anche dell’Unione Europea. Da anni Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale spingono affinché gli Stati privatizzino le loro risorse: questa è una tecnica perfetta per favorire i guadagni delle multinazionali che sono i soggetti più forti in campo e che otterrebbero lauti guadagni da qualcosa di cui nessuno può fare a meno gestendola in ragione dei profitti e non della vita delle persone.

L’operazione viene spacciata come altamente utile alla collettività e motivata dalla sostenibilità ambientale.

Gli ideatori dell’operazione hanno stimato che circa i due terzi della popolazione mondiale, entro il 2025, si troverà ad affrontare situazioni di carenza idrica. La CME prevede, così, che il valore di questo investimento è destinato a salire, anche grazie al contributo dei cambiamenti climatici, inquinamenti e crescita demografica. Insomma, un vero affare!

Dagli stati, dalla finanza e dalle multinazionali non ci si può aspettare nulla di buono: assomigliano sempre più a vampiri che si aggirano famelici intorno alle potenziali prede e che azzannano tutto ciò che possono avendo rinnegato ogni briciolo di umanità.