Recentemente il Brasile è stato sorpreso dalla versione più divertente e insolita offerta da papa Francesco. Interpellato da un pretebrasiliano che gli chiedeva di pregare per il suo paese, ha spiazzato l’interlocutore rispondendo: “Per voialtri non c’è salvezza. Troppa cachaça [acquavita di canna da zucchero, ndt] e poche preghiere!”. Insomma, l’idea di persone irresponsabili che pensano solo a bere, a cantare e a ballare. Ciò che il simpatico papa forse ignora è che in Brasile “preghiamo” e,soprattutto, manifestiamo speranza e protestiamo danzando e cantando; è così da sempre, dai tempi in cui eravamo una colonia, da quando questa terra culturalmente fertile si è presentata al mondo. Proprio questa allegria stava venendo meno negli ultimi tempi: la cattiveriaha guadagnato terreno e causatoLeggi Tutto

“Dico in assoluta serenità: Non esiste razzismo in Brasile, è qualcosa di cui dovremmo preoccuparci, ma qui non esiste”. La dichiarazione polemica del vice presidente dopo le manifestazioni per l’assassinio di un altro uomo di colore, dipendente di un supermercato di Porto Alegre, dimostra come sia sui generis il modo in cui il razzismo si sviluppa durante la storia del Basile, che non ha vissuto un sistema di repressione razziale alla Jim Crow in Nord America o l’apartheid in Sudafrica. Ora, ogni volta che manifestazioni antirazziste se ne fanno carico, le autorità di turno richiamano alla convivenza armoniosa, egualitaria e calorosa della cosi detta democrazia etnica brasiliana. Negli anni scorsi, le riflessioni sul razzismo alla brasiliana si sono diffuse e sonoLeggi Tutto