Inps
Malati di burocrazia

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Con una nota pubblicata 3 giorni fa l’Inps ha precisato che la quarantena domiciliare imposta da autorità che non siano quelle sanitarie, non è in nessun modo assimilabile alla malattia e quindi non prevede nessuna indennità. Tradotto dal burocratese significa che in caso di isolamento fiduciario – cioè quello che si attua volontariamente in via precauzionale se si ha il sospetto di essere entrati in contatto con una persona contagiata – o peggio nell’eventualità di una nuova chiusura, totale o parziale voluta da governo, regioni, comuni, ministeri o altre istituzioni, non è possibile per i lavoratori e le lavoratrici “mettersi in malattia”. Viceversa se, e solo se, è un medico a imporre la quarantena allora si ha diritto all’indennità di malattia erogata dalla stessa Inps. Di più, se poi chi lavora è in cassa integrazione – che è comunque un ammortizzatore sociale che elargisce un salario ridotto e non di poco – anche in caso di malattia conclamata o addirittura di ricovero in ospedale, non ha comunque diritto a vedersi riconosciuta la malattia.

Sono decisioni ingiuste e pericolose: l’inumana macchina burocratica dello Stato, peraltro tanto generosa con i propri manager, decide che chi, responsabilmente per cautela verso gli altri e sé stesso, o per decisione di altri enti locali o nazionali, è costretto a stare a casa non deve più percepire lo stipendio, né tanto meno ha diritto ad ammalarsi se gli è stata “generosamente” concessa l’elemosina statale/padronale della Cassa integrazione. Veramente una vergognosa operazione di speculazione sulla pelle di milioni di lavoratori e lavoratrici, spesso precari o già poco garantiti e già gravemente colpiti nella loro condizione materiale da questi lunghi mesi di pandemia. Un ennesimo attacco da parte di Stato e padroni ai diritti e alla dignità delle persone che lavorano, da cui è giusto difendersi, unendosi e reagendo insieme.