Manifestazione a Cutro
gente comune contro le stragi in mare

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Anche dopo la strage di Cutro, nel Mediterraneo drammaticamente continuano i naufragi, i mancati soccorsi e le morti. Nella giornata di domenica vi è stato un nuovo naufragio al largo delle coste libiche con decine di vittime. Il giorno precedente si era tenuta una manifestazione a Cutro di cui ci racconta Gianluca Petruzzo.

Cutro 11 marzo 2023

La Comune era a Cutro sabato 11 marzo per dire basta alle stragi in mare e per difendere la nostra umanità. Insieme ad oltre 5 mila persone abbiamo percorso il paese in un corteo addolorato e indignato, triste anche per la morte di tante persone che potevano essere salvate, eppure combattivo, coraggioso e determinato a non lasciar cadere l’ennesima colpa dei potenti. Le voci dei sopravvissuti, i tanti dialoghi intessuti col nostro giornale dicevano della voglia di vivere, di denunciare le cattiverie, di essere insieme per l’umanità e di voler continuare. Tanta gente comune si è unita alla fine sulla spiaggia per commemorare le vittime, per un ultimo saluto a quelle donne uomini e bambini che potevano essere con noi. L’applauso che è seguito al minuto di silenzio ci ha uniti e sollevati, nella speranza che possa un giorno finire tanto male. I cartelli e gli striscioni, gli slogan di alcuni, le battute rapide o gli scambi più lunghi denunciavano il governo e ribadivano con forza un principio: prima accogliere. I partecipanti venivano soprattutto dal sud con delegazioni più ristrette da altre parti d’Italia. Piccole associazioni di volontariato e le ONG che salvano le vite in mare tra cui Mediterranea ed Emergency, i volontari della buona accoglienza come la rete delle comunità solidali e il mondo cattolico con una presenza diffusa, oltre alle grandi organizzazioni come Caritas e S.Egidio. Visibile la presenza della CGIL, alcuni gruppi del Prc e sparse bandiere del Pd e 5 stelle. Il sindacalismo di base e i centri sociali chiudevano il corteo. Il tratto più evidente era la presenza di tanti giunti con mezzi propri per esserci. “E’ innanzitutto un dovere umano essere qui” ci ha detto una donna mentre ci salutavamo, sicuri che su questa strada saremo insieme.