È un accordo storico, della brutta storia che scrivono gli stati, quello tra Italia e Albania per la costruzione di due centri in territorio albanese in cui saranno detenuti i profughi, salvati in mare dalla Marina militare italiana, per il tempo necessario all’esame della loro richiesta di asilo. Le regole dell’accordo sono per ora fumose, tendenzialmente già contraddittorie rispetto al diritto internazionale e alla Costituzione italiana, ma nel quadro generale della politica europea siamo sicuri che questa ulteriore forzatura delle proprie regole democratiche, al fine di rendere impossibile l’accoglienza degli immigrati, sarà ammessa. Anzi, la stessa prudenza della commissione europea, nell’accogliere la decisione italiana, dice del ruolo di apripista in chiave razzista e repressivo che stanno facendo svolgere al governo Meloni.Leggi Tutto

Anche dopo la strage di Cutro, nel Mediterraneo drammaticamente continuano i naufragi, i mancati soccorsi e le morti. Nella giornata di domenica vi è stato un nuovo naufragio al largo delle coste libiche con decine di vittime. Il giorno precedente si era tenuta una manifestazione a Cutro di cui ci racconta Gianluca Petruzzo. La Comune era a Cutro sabato 11 marzo per dire basta alle stragi in mare e per difendere la nostra umanità. Insieme ad oltre 5 mila persone abbiamo percorso il paese in un corteo addolorato e indignato, triste anche per la morte di tante persone che potevano essere salvate, eppure combattivo, coraggioso e determinato a non lasciar cadere l’ennesima colpa dei potenti. Le voci dei sopravvissuti, i tantiLeggi Tutto

Lo ius soli – l’acquisizione dei diritti garantiti dalla cittadinanza italiana per il fatto stesso di essere nati in Italia –, secondo alcuni, oggi, i figli e le figlie degli immigrati, se lo sarebbero guadagnato anche sulle piste di atletica: se non fosse per i loro sforzi infatti il medagliere italiano a queste olimpiadi non sarebbe stato tanto storico. Sono decenni però che i giovani di origine straniera nati in questo Paese sono costretti a fare domanda di cittadinanza al compimento dei diciotto anni e, quindi, a dover dimostrare tutta una serie di credenziali che è molto faticoso ottenere; chi non trova un lavoro e non dimostra una residenza continuativa rischia addirittura l’espulsione. Adesso il clamore delle vittorie olimpiche ha riaccesoLeggi Tutto

Oltre 100 persone in una domenica assolata di agosto nella piazza principale di un paese del sud Italia a battersi per la vivibilità contro la criminalità, fanno scalpore. Ancora di più se provengono dal Bangladesh, India, Pakistan. Bambini, uomini, donne, ancora troppo poche, che con coraggio e dignità offrono fiori ai passanti e una lettera dove dicono semplicemente “Volgiamo vivere”. Succede a S. Antimo, paese dell’hinterland napoletano domenica 1 agosto quando con l’Associazione 3 Febbraio, il Forum Indivisibili e solidali di Napoli, la CGIL, le ACLI, la Caritas, personalità del mondo cattolico fino al vescovo di Aversa, scendono in piazza fratelli e sorelle immigrati, piccoli e grandi per lottare contro la criminalità che li opprime. L’esempio che forniscono ha valore, ancorLeggi Tutto

Il 10 maggio scorso 1400 persone giungono sull’isola. Se l’attenzione si sofferma solo sulle cifre però il rischio è di disumanizzare le migliaia di nostri simili che cercano scampo e affrontano viaggi in mare spesso tragici tanto che dall’inizio dell’anno, secondo le fonti dell’ACNHUR, oltre 500 hanno perso la vita. Solo due settimane fa, mentre il governo italiano rinnovava gli accordi con i torturatori libici, le ONG denunciavano il naufragio di oltre 100 persone senza che si fosse attivata nel salvataggio nessuna istituzione né nazionale né europea. In questo contesto, tra l’allarmismo sconsiderato, gli attacchi strumentali dei politici di destra e l’accordo delle forze di sinistra al governo alle politiche dei respingimenti, sono preziose le voci di gran parte degli abitantiLeggi Tutto

E’ l’ultima di una lunga serie di aggressioni contro gli immigrati quella che domenica sera ha visto il ferimento di un uomo del Mali di 30 anni nelle campagne del foggiano. E’ stato ricoverato per una lesione all’occhio causata da colpi di arma da fuoco esplosi da un auto in corsa. Questi luoghi sono già noti per le condizioni di schiavitù in cui vengono tenuti migliaia di immigrati nella raccolta dei pomodori, costretti a vivere in ghetti fatiscenti e pericolosi. Tanti sono gli agguati armati contro i braccianti da parte di razzisti e criminali che usano terrorizzare i lavoratori per sottometterli e spezzare la loro resistenza, che pure è stata forte in questi anni: dagli scioperi alle denunce contro i caporali.Leggi Tutto

È davvero triste e pericoloso il mondo in cui viviamo, se chi salva le vite umane deve periodicamente confrontarsi con attacchi di ogni tipo, ivi compresi quelli della magistratura e della politica che la sostiene. Meno male che la gente solidale e antirazzista, non si lascia intimidire e continua nell’impegno. Oggi la Mare Jonio è sotto accusa della Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, laddove il “reato” è stato quello di salvare qualche anno fa 38 naufraghi alla deriva da 40 giorni senza che fosse garantito loro un porto sicuro. La Mare Jonio, nave della ONG Mediterranea, ha accolto queste persone dopo che un mercantile le aveva tratte in salvo dal mare. Nelle stesse ore abbiamo visto perquisizioni a sediLeggi Tutto

La solidarietà è un merito, non un crimine. Il 4 novembre scorso il Tribunale di Ragusa ha deciso il “non luogo a procedere” per i reati di violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, Comandante e Capo Missione della nave Open Arms. È crollato così il castello di carte creato ad arte per screditare l’operato di chi salva le vite in mare. I fatti risalgono al marzo del 2018 quando la Open Arms salvò da un naufragio 218 persone, sbarcate poi a Pozzallo. Era il tempo in cui l’imbroglione Di Maio e il suo capo Grillo parlavano di taxi del mare, riferendosi ai volontari che salvano le vite in mare, mentre il governoLeggi Tutto

Continuano i naufragi al largo delle coste libiche e le azioni della guardia costiere di quel Paese per riportare a terra chi cerca di scappare da quell’inferno. Il tutto con il beneplacito del governo italiano che con lo stato libico ha stretto accordi. Questi li definiamo criminali e indegni visto che finanziano i loro corpi di polizia e guardia costiera e che direttamente sostengono criminali noti grazie alle inchieste giornalistiche. Uno di questi Bija ha incontrato nel CARA di Mineo nel 2017 l’allora ministro dell’Interno il losco sinistro Minniti. Ora è stato arrestato dal governo di Tripoli in quella che proprio Nello Scavo, giornalista che per primo ha denunciato la sua presenza nelle riunioni con il ministro italiano, definisce una consegnaLeggi Tutto