Novara, la pornografia del dolore

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I deliri negazionisti di alcune frange del fronte No Vax e No Green Pass – come la recente sceneggiata a Novara di un gruppo di manifestanti che indossavano i “pigiami a righe” dei prigionieri dei campi di sterminio nazisti – sono colmi di stupidità e ignoranza. Il caso di Novara è l’ultima delle banalizzazioni sempre più frequenti di una pagina tragica della vicenda umana le cui ferite rimangono ancora aperte. L’uso distorto del massacro sistematico del popolo ebraico, della popolazione Rom e Sinti europea, degli omosessuali, delle persone inferme nella mente e nel corpo, degli oppositori per mano nazista è un insulto alla memoria delle vittime e dei sopravvissuti. La banalizzazione dell’Olocausto è parte delle teorie cospirative che trovano nel web – lo ripeteremo fino allo sfinimento – il loro brodo di coltura. Non c’è bisogno di incappare nei siti dei neonazisti: sulla piattaforma TikTok – nell’agosto del 2020 -, sono stati caricati molteplici video con protagonisti giovanissimi che simulavano di essere vittima delle persecuzioni hitleriane per gioco ed ottenere “like”. Nelle settimane scorse è stato messo in vendita in rete un costume modello “Anna Frank” per Halloween. In una scuola, ad un sopravvissuto, dopo il suo tragico racconto, un ragazzo gli ha chiesto “ ma almeno per il tuo compleanno ti facevano avere una torta con le candeline?”.

Perché questa pornografia del dolore?

Perché l’Olocausto è diventato una metafora astratta del negativo senza considerazione per le dimensioni, i metodi, il progetto e la disumanizzazione. La banalizzazione è tale che gli organizzatori della disgustosa pantomima di Novara hanno risposto che il loro non voleva essere un riferimento ad Aushwitz bensì a Dachau! Tutto ciò nasce non solo dall’ignoranza ma da una profonda distorsione antropologica e sentimentale. Minimizzare Auschwitz e lo sterminio nazista è l’esito doloroso e allo stesso tempo paradossale di una crisi culturale e valoriale che dimentica con facilità ciò che è stato.