Nucleare
Le rassicurazioni dei bombaroli

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Lunedì scorso Cina, Stati uniti, Russia, Gran Bretagna e Francia hanno rilasciato una inconsueta dichiarazione congiunta con l’obbiettivo di rassicurare l’opinione pubblica: “In una guerra nucleare non ci sono vincitori, non deve essere mai combattuta”; il comunicato continua dichiarando che bisogna prevenire la diffusione delle armi nucleari e che, finché queste continueranno ad esistere, dovrebbero servire a scopi difensivi, a scoraggiare l’aggressione e prevenire la guerra.

Per dirla elegantemente: si tratta di un cumulo di fandonie, offensive della nostra capacità di intendere ma soprattutto pericolose ed inquietanti. Mentre rilasciano dichiarazioni contro l’utilizzo delle armi nucleari, le grandi potenze statali si tengono strette quelle che hanno (decine di migliaia) e ne confermano l’utilità “come deterrente”. E non stiamo parlando di minacce ipotetiche: l’atomica è già stata fatta esplodere contro città e popolazioni (dagli Stati uniti, per due volte in Giappone nel 1945) ed altre centinaia o migliaia di volte per testarne la funzionalità (tecnica e psicologica, come minaccia terroristica). La differenza con il passato è che oggi hanno meno controllo sul loro potenziale distruttivo: non sono più i tempi dell’ “equilibrio del terrore” tra Usa e Urss; nel mondo crescono il caos e i motivi di tensione tra potenze locali e globali, mentre il club dei detentori di armi e testate nucleari si è allargato ad India, Pakistan, Israele, Corea del Nord…

Questa dichiarazione non rassicura nessuno, neanche coloro che l’hanno scritta: forse sospettano che possa sfuggir loro di mano quell’irrazionalità bellicista di cui sono essi stessi i principali promotori.