Se vuoi la pace sfida la guerra

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Siamo in tanti a volere la pace, ancora in pochi a sfidare la guerra che presiede e pervade spesso inavvertita la nostra quotidianità. È importante scendere in piazza, come abbiamo fatto e faremo sempre in prima fila contro la furia bellica presente, ma non basta. 

Volere la pace significa esercitare attenzione, ascolto, comprensione quando possibile con i vicini di casa, con i colleghi di lavoro, sfidando il maltratto e l’aggressività.

Volere la pace significa difendere la libertà delle donne in tutte le sue manifestazioni fronteggiando le maldicenze, le offese, le violenze maschiliste, patriarcali o semplicemente volgari a tutti i livelli.

Volere la pace significa prendersi cura dell’infanzia con costanza, direttamente ed indirettamente, denunciando e contrastando atteggiamenti coercitivi e molestie verso bimbe e bimbi.

Volere la pace significa trattare le persone come tali anche quando sono più deboli, evitando il pietismo ipocrita e avversando qualsiasi prepotenza.

Volere la pace significa accogliere profughi ed immigrati, difenderli e cercare con loro la possibile convivenza combattendo a tutto campo razzismo e discriminazione.

Volere la pace significa affermare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sul piano sindacale e non solo lottando contro lo sfruttamento e l’arroganza padronale e statale.

Volere la pace significa riconoscere le tensioni umane più profonde e positive e metterle all’opera per evitarne l’avvilimento e lo svilimento. 

Volere la pace significa cercare ed offrire con pazienza e rigore conoscenza, empatia, simpatia, fugando o mettendo in crisi ignoranza ed estraneità.

Volere la pace significa pensare le altre e gli altri come soggetti simili e diversi da noi, in relazione come noi, assieme a noi, affrontando l’insensatezza individualista, la costrizione dei rapporti coatti, l’estraneità sociale.

Volere la pace significa battersi per affermare i valori della libertà e del bene della vita contro l’oppressione e il male che la negano.

Volere la pace significa far crescere le nostre coscienze in una prospettiva morale ed etica per fondare una cultura della convivenza e dell’emancipazione umana. 

Volere la pace oggi significa schierarsi al fianco del popolo ucraino e della sua resistenza, per un ritiro immediato ed incondizionato delle truppe russe.   

Sfidare la guerra significa riconoscerla nelle sue logiche perverse che si insinuano nella nostra vita quotidiana.

Sfidare la guerra significa sapere e spiegare il suo legame inseparabile con gli Stati, che da essa nascono, lucrano, dipendono.

Sfidare la guerra significa capirne e denunciarne il carattere totale: ideologico, informatico, economico, politico, spionistico, informativo e menzognero.

Sfidare la guerra significa svelarne costantemente la permanenza ed il contenuto radicalmente antiumano finalizzato a conservare ed aggravare l’oppressione del genere femminile, la sottomissione dell’infanzia, lo sfruttamento e l’alienazione della stragrande maggioranza degli esseri umani, il dominio sulle comunità, la distruzione della natura, la prevalenza delle grandi potenze sugli altri popoli e Stati.

Sfidare la guerra significa comprendere il suo riproporsi, aggravarsi e non risolversi nella fase di decadenza accelerata che vive il sistema mondiale d’oppressione dominato dagli Usa, paese sull’orlo di un’implosione senza precedenti.

Sfidare la guerra significa ora difendere il popolo ucraino dalla mortifera invasione russa, contribuire all’accoglienza dei profughi ucraini come di tutti gli altri profughi, sostenere la popolazione civile di quel paese come quella di tanti paesi africani crudelmente colpiti a loro volta dalla furia bellica. 

Sfidare la guerra significa condannare le mire neozariste del Cremlino, il cui comportamento è del tutto simile ed in competizione con le attività belliche imperialiste degli Usa e dei suoi alleati Nato, Italia compresa che in barba al dettato costituzionale ha continuato a partecipare o avallare varie imprese belliche e venduto armi alla Russia.

Se vogliamo la pace dobbiamo sfidare la guerra, come abbiamo fatto in manifestazione ma continuando. Dobbiamo cercare ogni giorno la pacificazione attiva e combattiva riconoscendoci e migliorandoci come esseri umani che cercano la libertà ed il beneficio di affermarsi nella propria personalità, nelle proprie relazioni, in comune.