sì, no… Sì! (questione di logica)

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, finalmente le ospedalizzazioni decrescono, le persone guariscono anche se la pandemia c’è ancora. Forse si tornerà non troppo tardi a una normalità che ancora richiede attenzione, cura e precauzioni reciproche. Ma no, la normalità non può essere quella della politica, dell’economia e dei governanti, che impongono di vivere e lavorare a testa bassa e casomai di lavoro – o di scuola/lavoro – morire. E per chi protesta prendersi pure le cariche della polizia.
Allora sì, è possibile vivere meglio, portando in noi chi non ce l’ha fatta, esigendo e costruendo condizioni migliori e anzitutto il rispetto umano che ci può permettere di progettare e sperimentare insieme una convivenza diversa.

, per vivere meglio assieme aspiriamo a essere in pace. No, la pace non è negli orizzonti degli Stati, che nascono dalla guerra e si attrezzano a farne ancora e sempre più.
Però sì, possiamo imparare la pacificazione nella vita quotidiana. Vuol dire predisporsi alla conoscenza e alla gentilezza, all’ascolto e alla comprensione reciproca. Ma anche alla lotta contro le logiche belliche, che dalla politica filtrano nelle manifestazioni d’odio che soffriamo e dobbiamo contrarrestare ogni giorno nella normalità decadente.

, serve il tempo per pensare e per vivere, con concentrazione e dedizione, con impegno. No, l’interezza della vita non può tollerare la cancellazione della storia né la prospettiva allucinante di un futuro disumanizzato, fatto di macchine, cyborg e di aberranti fantasie di eternità dei padroni del web.
Quindi sì, possiamo vivere appieno il presente e non consumarlo, sapendo che in esso ci sono l’aspettativa di un futuro migliore, la consapevolezza del passato più doloroso ma anzitutto la forza dei trascorsi più nobilmente umani.

, possiamo cercare di sapere di più di noi e della nostra umanità. Certo che no, questo sapere non è nell’istruzione borghese che crolla, né si trova su Wikipedia. Allora sì, guardando altrove, scopriamo che cercare una cultura dell’interezza dell’essere donne e uomini è nella nostra natura, che è parte speciale di una natura più grande da conoscere, rispettare e curare.

, abbiamo bisogno di essere più vicini. No, non possiamo esserlo nell’ammassarsi coatto dei cittadini/sudditi che sono estranei e persino nemici fra loro, dunque più soli; anzi, da esso dobbiamo sottrarci.

E così sì, affermarci come persone solidali, che imparano a costruire nuove e più profonde relazioni e comunanze in cui unirsi e liberarsi insieme, nelle quali ciascuno/a possa crescere, non solo esprimersi.

L’impegno di una rivoluzione umana è anche questo? Sì, una rivoluzione che ci riporti alla nostra umanità possibile: un intento solo in apparenza più modesto rispetto a quello di cambiare il mondo tutto insieme e tutto intero. Ma in realtà più ambizioso e possibile, perché il mondo da cambiare ci appartiene. È quello di coloro che, protagonisti delle proprie vite, si incontrano, dialogano, lottano, vivono meglio.