Trent’anni dopo gli Accordi di Oslo
L’inganno diventa realtà

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I cosiddetti Accordi di Oslo tra Israele e la leadership dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina sono stati firmati trent’anni fa: l’obiettivo dichiarato ma mai attuato era quello di giungere ad un cosiddetto “compromesso storico” tra lo Stato di Israele e l’organizzazione nazionalista palestinese: l’istituzione di una “soluzione a due stati” che garantisse pace e sicurezza in primo luogo ad Israele, e ai palestinesi un frammento della Palestina storica su cui autodeterminarsi. Fu in realtà un grande inganno politico e diplomatico e quindi militare. Lo stesso Yasser Arafat, leader storico dell’Olp, ammise tempo dopo che ciò che il popolo palestinese auspicava con gli accordi – la fine dell’occupazione della Cisgiordania, di Gerusalemme est e della Striscia di Gaza, occupate nel 1967, e la creazione di uno stato sovrano palestinese indipendente – era un obiettivo aleatorio.

I dirigenti palestinesi che guidarono i negoziati e poi firmarono gli Accordi utilizzarono l’occasione per legittimarsi con gli Stati Untiti e per riprendere il controllo sulla popolazione che aveva dato vita alla Prima Intifada. Accettarono così il compromesso di uno Stato palestinese da costituirsi sul 22% di quella parte di territorio che nel 1947 il piano di spartizione dell’Onu aveva assegnato alla popolazione araba (che a sua volta era solo il 48% della Palestina storica). Il controllo delle risorse idriche, la distribuzione della energia elettrica, il controllo dei valichi e molto altro rimanevano di fatto nelle mani di Israele. Un ricatto ed una minaccia permanente le cui conseguenze vengono pagate ogni giorno dalla popolazione palestinese. Quello che venne definito un “sogno di pace” da allora si rivelò un incubo, celato dietro la grancassa della prospettiva di pace.

Gli accordi di Oslo non hanno fatto altro che consolidare l’occupazione israeliana, poiché tra l’altro non includevano la cessazione delle attività di insediamento sionista nei territori occupati. Oggi vi è una sostanziale annessione di gran parte della Palestina allo Stato sionista. Infatti, il numero di coloni israeliani, l’estrema destra dello schieramento, insediatisi nei territori occupati è cresciuto da 121 mila a più di 700 mila. Inoltre, i coloni sono diventati una forza politica decisiva nella Knesset israeliana.

Oggi i risultati concreti di quell’Accordo sono la realtà dell’apartheid in Cisgiordania e la detenzione della popolazione di Gaza in un immenso carcere a cielo aperto.

La responsabilità non è solo dei governi israeliani, labouristi o di destra, ma anche di coloro che hanno redatto e firmato l’accordo di Oslo, la stessa leadership palestinese. Accettare una vita di sottomissione all’apartheid non è un’opzione per i giovani, le donne e i bambini palestinesi; l’anelito all’autodeterminazione non è mai sopito malgrado gli inganni politici e la guerra permanente.