A proposito di nazismo, resistenza e impegno per la memoria

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera dalla Germania di Genni Silvestro, una lettrice , e la risposta a cura del redattore di questo sito Fabio Beltrame, condirettore de La Comune quindicinale

Gli antifascisti di Francoforte festeggiano l ́8 Maggio e mandano un appello al Bundestag.

“ Per un 8 maggio, come festa nazionale. Un giorno in cui si possa celebrare la liberazione dell’umanità dal regime nazista, come simbolo della liberazione, della soppressione del regime nazista “.
L’8 maggio 1945, il regime nazista fu schiacciato dalla vittoria militare della coalizione anti-Hitler delle forze alleate, dai partigiani e dai combattenti della resistenza sulla Wehrmacht. Il regno del terrore, la guerra di sterminio e il genocidio (a cittadini tedeschi di origine ebraica, Rom-Sinti, disabili, lavoratori coatti, prigionieri di guerra) erano costati la vita a oltre 60 milioni di persone. In diversi paesi europei ed alcune regioni tedesche viene commemorata, in questo giorno la liberazione dell’Europa dal nazifascismo tedesco, per ricordare con gratitudine gli uomini e le donne coraggiosi che resistettero anche al regime nazista in Germania e che furono rastrellati e sterminati prima della Shoah ́ nei campi della morte o fucilati (esempio emblematico: i giovanissimi Sofia e Hans Scholl e i membri della “Rosa Bianca”). Ma la Germania nel suo complesso non è ancora pronta ad esprimere una chiara posizione in merito al peso simbolico della ricorrenza, che rimane per le 16 regioni tedesche facoltativa (in alcune è già festa ufficiale). Purtroppo, alla luce del crescente razzismo assassino degli ultimi decenni, le organizzazioni antifasciste tedesche(VVN-BDA) e i sindacati(DGB) non possono che unirsi ed appellare in piazza per una posizione risoluta contro nazisti e razzisti. Si rivendica quindi un chiarimento sistematico e indipendente sulle infiltrazioni di destra nella polizia, nelle forze armate e nei servizi segreti. Si chiede ancora il divieto e lo scioglimento di tutte le organizzazioni (neo) fasciste e l’immediato scioglimento delle organizzazioni sostitutive come AfD (Alternative für Deuschland).
Ma le richieste si estendono ancora. Si chiede ad alta voce anche lo scioglimento di Frontex (affinché sia sostituito dal soccorso in mare) in un mondo in cui tutte le frontiere sono aperte alla circolazione delle merci e dei capitali e non alle persone bisognose; e per un antinazismo coerente, si chiede inoltre la fine dell’esportazione di armi e tecnologia mortifera verso i paesi belligeranti. La manifestazione tenutasi al centro di Francoforte, si conclude con le parole dello stesso sindaco, (che intende mandare un segnale a Berlino, dalla cittá che il Führer evitava perché “troppo piena di ebrei”..) ricordando il “giuramento di Buchenwald” secondo il quale “la distruzione del nazismo con le sue radici, rimane un obbligo politico per oggi e domani: per difendere diritti umani politici e sociali globali, per la pace, la libertà e la democrazia”.

Genni Silvestro
17 maggio 2021

Cara Genni, ti ringrazio per la tua lettera che propone molte questioni.

Sullo sfondo intravedo un tema tanto impegnativo umanamente quanto abusato dagli Stati e soprattutto dal totalitarismo democratico sin dalla fine della Seconda guerra mondiale. Mi riferisco alla memoria. Il “volta pagina” con cui il sistema democratico, con gli Usa alla testa, intendeva consolidarsi significava liquidare il passato e con esso sancire una memoria istituzionalizzata di ciò che era stato. I processi di Norimberga ne sono l’epitome. Per semplificare: il “bene” dei vincitori democratici processava il “male” del totalitarismo nazista. Una manciata di gerarchi nazisti furono condannati ma centinaia di migliaia di aguzzini, di complici e di esecutori “uomini e donne comuni”, rimasero impuniti. Molte migliaia di loro si riciclarono nelle istituzioni dello Stato democratico tedesco. Ciò è avvenuto anche in Italia, in Francia, in Spagna e in gran parte delle democrazie seguite alle dittature in America Latina e in Asia. La democrazia tedesca per lungo tempo ha operato una rimozione ideologica e politica della propria storia. La rimozione non ha riguardato solo le complicità diffuse nel popolo tedesco. Furono le elezioni democratiche del 1933 che consegnarono ad Hitler e al nazionalsocialismo il potere e molti esponenti democratici e futuri vincitori della guerra – tra cui Truman e Churchill – tessero le lodi del caporale austriaco prima e per lungo tempo dopo.

Come tu sottolinei, le infiltrazioni nella polizia e nei servizi tedeschi di esponenti della destra neonazista e razzista emergono sempre di più. È un fenomeno pericoloso che rivela soprattutto le complicità diffuse nelle istituzioni democratiche. La memoria ci consegna una lezione: la democrazia è tutt’altro che un anticorpo contro il razzismo, l’antisemitismo e il neonazismo. La memoria ci insegna inoltre che l’argine al razzismo e all’antisemitismo, alle violenze sulle donne e sui bambini e i più fragili, all’omofobia e all’intolleranza, è nelle tante donne e uomini volenterosi che si impegnano per difendere la vita, la libertà e ritrovare il senso della comune umanità. Esso è un imperativo morale ed umano che non può essere delegato alla politica e agli Stati ed impegna in prima persona nelle relazioni e nelle collettività, nella quotidianità. È un impegno che è nel Dna della nostra storia individuale e organizzata ne La Comune e da sempre si riverbera nelle pagine di questo sito e del nostro giornale, che è anche il tuo giornale.

Un affettuoso saluto,

Fabio Beltrame
4 giugno 2021