Caporalato
La loro normalità

Un Gruppo di lavoro delle Nazioni unite ha recentemente pubblicato un rapporto su imprese e diritti umani. Secondo l’Onu i governi stanno trascurando i diritti alla salute e a un ambiente pulito delle comunità di lavoratori stranieri. Europol, l’agenzia di contrasto alle forme gravi di criminalità dell’Unione europea, dal 9 al 16 settembre ha condotto un’operazione investigativa sull’impiego di manodopera illegale nei vigneti di Francia, Spagna e Italia, coinvolgendo anche gli ispettorati del lavoro e le autorità fiscali di Bulgaria, Cipro, Finlandia, Italia, Lettonia, Paesi Bassi e ha identificato 269 possibili vittime di sfruttamento (704 località controllate, 12 gli arresti, 54 sospetti trafficanti identificati, 126 nuove inchieste avviate, tra cui due in Italia). Questo è quanto è emerso in una settimana, ma quanto è vasto il fenomeno? In alcune realtà come nelle campagne italiane, assume anche le forme di un nuovo schiavismo, con tanto di tratta di esseri umani, grazie alla complicità di autorità locali e di pezzi significativi di società. È il frutto avvelenato del capitalismo selvaggio, ma soprattutto delle politiche criminali che contrastano il diritto di ogni essere umano a emigrare alla ricerca di una vita migliore, che viene negato con muri, frontiere blindate, naufragi in mare e dai trafficanti di esseri umani che operano con il benestare degli Stati. Nelle campagne italiane, come in quelle spagnole o francesi, si lavora senza identità alla mercé di aguzzini senza scrupoli che prosperano grazie alla propaganda razzista e xenofoba, alle coperture politiche delle istituzioni e alla complicità popolare. Si muore ai margini di un campo per fatica o per sete. Si viene taglieggiati per il trasporto, per un posto letto in una catapecchia o in un rudere senza servizi igienici. Così il super sfruttamento della manodopera immigrata è accettato come un male necessario per avere merci e servizi a prezzi accessibili.