“Didattica” a distanza: disastro colposo

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Alla fine la stragrande maggioranza delle classi in tutta Italia è in “didattica” a distanza. La chiamano DID, ma è peggio della DAD, perché ancora più stringente di quella imposta la scorsa primavera. Tuttavia, date le premesse, era evidente che questo sarebbe stato l’approdo.

Decisioni dissennate e irresponsabili presiedono a tutto questo. Tutto ciò che era necessario per evitare il contagio è stato disatteso: i trasporti sono rimasti gli stessi, saturi all’inverosimile; le classi sono rimaste le stesse, normalmente al di sopra dei 25 per aula; di conseguenza le distanze interpersonali sono rimaste le stesse, anzi, a ben guardare, sono dimezzate: per prodigio durante l’estate sono passate da 2 metri a 1. La sola cosa che è cambiata è stata la disposizione su quello che i virologi chiamano il “vaccino prima del vaccino”: la mascherina. Sì, perché le/gli studenti avevano facoltà di non indossarla proprio quando erano in classe. E su questo Salvini ha insistito fino allo sfinimento. Aggiungiamoci la grande dose di individualismo, spesso condita di machismo, e di scarsa cura delle altre persone, così diffusa anche nella gioventù e il disastro è fatto. Certo, occorrevano soldi per adottare queste misure. Spiacenti, già dilapidati per le spese militari. Su questo capitolo di spesa nemmeno la demagogia più becera delle destre ha nulla da obiettare. Sono tutti complici.