Strage di Buffalo
Nell’implosione democratica cresce l’odio neonazista

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Dieci persone sono state uccise e altre tre ferite nella strage compiuta il 15 marzo nella città di Buffalo, New York. Persone innocenti che stavano facendo la spesa, vittime dello stragismo suprematista che colpisce ancora una volta la nostra gente.

L’assassino, il diciottenne Payton Gendron, ha meticolosamente premeditato e pianificato la sparatoria: ha coperto oltre 200 miglia per raggiungere il sobborgo nel quale aveva effettuato un sopralluogo il giorno precedente, scelto perché prevalentemente abitato da afroamericani che infatti sono la maggioranza delle vittime dell’eccidio; ha cominciato a sparare nel parcheggio del centro commerciale nell’ora di massimo afflusso e ha poi continuato all’interno; prima di agire, aveva caricato sul web un manifesto di circa duecento pagine in cui rivendicava gli atti che avrebbe compiuto, volti a uccidere quanti più “invasori” possibile; ha interamente filmato la sequela di omicidi al fine di rendere esemplare la propria reazione suprematista contro il “genocidio bianco” e la “Grande Sostituzione” (dei bianchi con persone di altre etnie). Tali teorie cospirative sono accreditate e diffuse da ampli ranghi della destra americana che magari non giungono a fare stragi, ma le ispirano, le giustificano e creano il clima perché si verifichino. L’entità del fenomeno negli Usa è colossale e in escalation: solo poche ore dopo la notizia del massacro di Buffalo, una persona veniva uccisa in un’altra sparatoria fuori dal Grand Central Market di Los Angeles.

Le stragi radicano nell’implosione del sistema e infatti il terrorismo interno matura nel clima di odio, di cui il razzismo è fondamentale ingrediente, che cresce nei paesi democratici ma si nutre anche dell’esempio del terrorismo internazionale. Gendron ha infatti imitato intenzionalmente gli efferati attacchi già compiuti da altri suprematisti bianchi, tra cui i massacri del 2019 a El Paso e a Christchurch, in Nuova Zelanda; si è proposto a propria volta come modello da emulare attraverso la diffusione via web del suo pensiero e delle sue gesta, ricalcando esattamente il modo in cui i terroristi della jihad salafita propagandano le proprie; infine, fra i simboli neonazisti che ha scelto vi è il sole oscurato, ancora presente sulle uniformi di molti dei membri del battaglione ucraino Azov pur essendo stato proibito nel 2015, e ha esplicitamente scritto nel suo manifesto di voler agire contro “il genocidio degli Europei”. Più che lupi solitari, ci sono branchi di stragisti che si aggirano e talvolta colpiscono irreparabilmente dentro la decadenza delle democrazie, attorno ad esse e ai loro fallimenti.

Gendron si è definitivamente radicalizzato durante la pandemia, quando ha trascorso molte ore al giorno sui siti di estrema destra. Si tratta esattamente di ciò su cui hanno lanciato l’allarme molte agenzie di sicurezza, fra cui l’Fbi (che di stragi se ne intende): “durante la pandemia, gli americani hanno acquistato un numero record di armi da fuoco e munizioni, trascorrendo nel contempo una quantità spropositata di tempo in rete ad assorbire teorie terroristiche e immergendosi in un mare di disinformazione e propaganda estremista” (Los Angeles Times, 16 maggio 2022). In una società che ha nel razzismo un tratto fondamentale e originario ed è tanto in crisi e tanto armata covano immensi pericoli, come dichiara il portavoce dell’organizzazione giovanile contro le armi March For Our Lives Noah Lumbantobing: “se i nostri leader non prendono provvedimenti drastici, è solo questione di tempo fino alla prossima insensata sparatoria di massa”. Eppure i leader dell’America al tracollo non prendono alcun provvedimento: in parte perché condividono i moventi degli stragisti, in parte perché la situazione è già ben oltre la loro portata. Per non parlare degli interessi delle major del web ove si propaga l’odio e di quelli della lobby che fornisce le armi per dargli sfogo, evidentemente per i dominanti da tutelare assai più di quanto lo sia la vita umana.

La possibilità di costruire una nuova convivenza combattendo il razzismo e di dar vita a una nuova pacificazione affrontando i paramilitari suprematisti e neonazisti è nelle mani delle persone migliori e più volenterose. Ma si tratta di una strada molto ardua, perché ingombra delle macerie della società democratica che finisce e minacciata dai suoi colpi di coda, che lasciano spazio a logiche e pratiche di guerra civile.