Jîna: vuol dire vita, in curdo, ed era anche il nome – disconosciuto dal governo di Teheran – con cuiamici e parenti chiamavano Mahsa. Abbiamo scelto di chiamare così il nostro comitato insolidarietà con la rivolta in Iran, perché animati da un anelito di vita e libertà. Dopo alcuneassemblee – partecipate da persone di diverse generazioni, tra giovani studentesse e studenti eprotagonisti della rivoluzione del ’79 contro lo scià – abbiamo deciso assieme la nostrapiattaforma, una sintesi delle idee su cui ci vogliamo unire. Il percorso è appena iniziato, e saràfondamentale continuare a conoscersi per dargli forza, ma già sono diverse le proposte, per unirsinon solo nelle piazze: coinvolgere non sono iraniani e italiani ma anche persone di altri luoghi(come l’Afghanistan,Leggi Tutto

Primavalle, periferia di Roma, 25 luglio. Quattro poliziotti in borghese entrano in un appartamento per un controllo. Poco dopo Hasib Omerovic, trentaseienne di origine rom, precipita dalla sua stanza al terzo piano fin sull’alfalto ed entra in coma. I dettagli che stanno emergendo in questi giorni sulla stampa grazie ad alcune testimonianze contraddicono le prime dichiarazioni, e lascerebbero poco spazio alle interpretazioni. È stato detto che era un controllo di routine, che Hasib – peraltro sordomuto – si era rifugiato nella sua camera, che forse provando a scappare era caduto dalla finestra. E invece la perquisizione non era autorizzata, l’appartamento è stato trovato devastato (una porta scardinata, un termosifone divelto, un bastone rotto, tracce di sangue) e più testimoni – traLeggi Tutto

Sabaudia (Lt), 26 maggio 2021. Con l’accusa di prescrizione illecita di farmaci un medico è stato arrestato per aver dispensato a oltre 200 pazienti migliaia di confezioni di medicinali a base di ossicodone. La notizia è molto grave perché i pazienti in questione, tutti di nazionalità indiana e impiegati nel settore agricolo, assumevano regolarmente il farmaco, contenente un oppioide dagli effetti simili alla morfina, per sopportare le durissime condizioni di lavoro, costretti sui campi dalle 12 alle 16 ore al giorno. Con un certo cinismo alcune fonti d’informazione dicono che forse una decina di loro sarebbero morti d’overdose. Al momento non è noto se i braccianti siano stati forzati a drogarsi dai padroni o se invece abbiano fatto ricorso a sostanzeLeggi Tutto