Distanziamento sociale: quanto pesano queste due parole? Dover mantenere le distanze fisiche a causa della pandemia sta condizionando, in un modo o in un altro, l’affettività più intima, la socialità diffusa, i rapporti con gli altri. Nelle case, la prigionia dello smart working o della smart (dis)education alimenta l’isolamento già presente nelle società di estranei in cui viviamo, e i primi a farne le spese sono le donne e i bambini nella convivenza forzata con un patriarcato in crisi ma non meno pericoloso. Il distanziamento sociale diventa isolamento sociale. E adesso gli oppressori di ogni risma strillano del ritorno alla normalità: cercano di tenere assieme i pezzi di una società disgregata fatta di rapporti coatti, di individui sempre più soli eLeggi Tutto

Pensiamo alla salute, quella di ciascuno/a di noi, quella dei nostri cari, dei nostri vicini, quella dell’umanità tutta e del pianeta in cui viviamo. Pensiamoci seriamente con attenzione e profondità. Affrontiamo i mali: quelli che attaccano il nostro corpo e il nostro animo, la nostra psiche, la coscienza e quel mondo interno così prezioso di cui tutti e tutte disponiamo. Combattiamo i virus non meno che le cattive abitudini di vita, le idee cattive che intossicano la nostra umanità, come ad esempio il razzismo, male curabile ma pervicace, che fa vittime in queste società di estranei. Pensiamo al bene che può venire da una nuova convivenza frutto di attenzione, giudizio e fiducia nell’accoglienza e scoperta reciproca. Combattiamo la cattiveria, gli egoismi,Leggi Tutto

La divisa blu che indossano durante il giorno si trasforma nel lenzuolo bianco dietro cui si nascondono la notte: così gli agenti della polizia statunitense diventano assassini di afroamericani, e non conta se siano formalmente affiliati al Ku Klux Klan oppure no. Ne uccidono al ritmo di 500 al semestre e l’ultima esecuzione ha tolto la vita a George Floyd, soffocato da un poliziotto che gli ha stretto la gola per sette minuti, senza allentare la presa nonostante la vittima lo implorasse di farlo respirare. Da Minneapolis le proteste, in gran parte pacifiche, si sono estese in tutto il paese. In alcuni casi anche cariche di rabbia, ma come potrebbe essere altrimenti? Ovunque rispuntano i cartelli e gli slogan di BlackLeggi Tutto

Ciascuno/a di noi può sentire la responsabilità della propria vita, percependo che rimanda a quella di chi e cosa ci circonda. Dei nostri cari, amici, colleghi; della natura che ci ospita. Una possibilità di crescita individuale e non di chiusura individualista che comporta il riconoscimento dell’irresponsabilità e delle colpe di chi distrugge le risorse del pianeta e lucra sulle esigenze di cura conducendoci alla situazione in cui siamo. Possiamo cercare il coraggio e il protagonismo di noi con le (e nelle) persone più prossime, quelle con cui costruire relazioni scelte nutrendole/ci di scambio, conoscenza, unione più profondi. Amici, compagni, amori, di una vita o nuovissimi; che conoscono e convivono il nostro mondo interno o cominciano a farlo, e noi il loro.Leggi Tutto

Rivediamoci, per poter finalmente guardarci negli occhi al di sopra delle mascherine. Per essere di nuovo in contatto pur indossando i guanti. Per parlarci di nuovo da vicino, con solo un metro di distanza, meglio se due. Per trovarci di nuovo a tu per tu, sapendo che vicino a ognuno/a di noi ci sono altre e altri da poter pensare insieme. Per ritornare a vivere il piacere della nostra presenza, anzi: per scoprirne nuovamente e più profondamente il bene e quindi poter scegliere di conoscerci di più e meglio di prima. Per affermare la libertà e la responsabilità delle relazioni importanti che ognuno sceglie di costruire, non sottostando alla prepotenza del Governo che pretende di decidere quali sentimenti e rapporti sonoLeggi Tutto