L’offensiva di Hamas
Non chiamatela resistenza

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Abbiamo visto il corpo di una giovane israeliana assassinata e trascinata nuda per le strade di Gaza. Un’anziana mostrata come trofeo, un uomo ancora più avanti negli anni, sopravvissuto alla Shoah, rapito insieme alla sua badante di origine filippina. Abbiamo visto bimbi trascinati via da uomini armati, strappati senza pietà alle loro madri. Decine di ragazzi falcidiati mentre ballavano insieme – da incoscienti – in una notte nel deserto a pochi km dalla rete e dal filo spinato che separa Israele da un’ immensa gabbia, la Striscia dove sono rinchiusi oltre due milioni di esseri umani.
Le atrocità dell’attacco delle Brigate al-Qassem di Hamas destano sconcerto, addirittura incomprensione, per la brutale e lucida disumanità, come altrettanto disumano e sistematico è lo stillicidio quotidiano di palestinesi che dura da oltre 70 anni.
La risposta di Israele – come sempre, ma questa volta più di prima – è già una indistinta cascata di fuoco, che porta via con sé le vite di centinaia di innocenti, soprattutto bambini, donne e anziani.
È la disumanità della guerra di cui il terrorismo è parte inseparabile. Ed è inaccettabile, da qualunque schieramento essa venga, in nome di qualunque “diritto” essa venga scatenata.
Eppure, alcuni cascami della sinistra antimperialista e anticapitalista, sedicente filo-palestinese e anti-israeliana, filo-putiniana e stalinoide, hanno inneggiato ad Hamas sostenendo che non è altro che “la legittima resistenza del popolo palestinese”.
Nei prossimi giorni centinaia di palestinesi innocenti continueranno a morire sotto i bombardamenti israeliani. E coloro che sopravviveranno a questa ennesima guerra dopo sabato scorso vivranno una vita resa peggiore in modo incommensurabile.
Israele è il primo responsabile di questo vortice fatale. Ma che dire di un regime – quello di Hamas a Gaza – che picchia, tortura e uccide gli oppositori politici, controlla i media, rapisce e tortura i giornalisti palestinesi indipendenti, lapida le giovani e i giovani che vogliono liberamente amare e accumula risorse per arricchire i suoi leader, molti dei quali vivono in paradisi dorati ben lontani dall’inferno di Gaza? Questo è ciò che denunciano da anni le organizzazioni per i diritti umani palestinesi e le voci degli stessi abitanti di Gaza.
La resistenza in Palestina è quella delle donne e dei giovani che da anni combattono contro le chiusure forzate delle scuole palestinesi, di ragazzi che rifiutano la logica della violenza e cercano la strada del dialogo con i coetanei israeliani; la resistenza è quella delle e dei volontari palestinesi e ebrei che operano insieme per ricostruire gli oliveti devastati dai coloni sionisti in Cisgiordania; la resistenza è quella che si adopera per il dialogo e rifiuta la logica della vendetta.
La resistenza è quella di chi, come La Comune e la Corrente umanista socialista, è da oltre 50 anni solidale con il popolo palestinese, distinguendolo e criticando le direzioni corrotte e assassine e sostenendo le poche voci, ma preziose, di israeliani ed ebrei contro il mostro sionista.
Chi sostiene che una azione di guerra e di terrorismo sia legittima resistenza consegna cinicamente le future generazioni di palestinesi alla miseria, alla tragedia, alla morte. Consegna i palestinesi nelle mani dei loro carnefici.
Fabio Beltrame 10/10/2023