Sisma in Turchia e Siria
Cause naturali, responsabilità statali e forza umana

Print Friendly, PDF & Email


@page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } p { line-height: 115%; margin-bottom: 0.25cm; background: transparent }
Esultanza per il salvataggio di un bimbo da sotto le macerie, 7 febbraio 2023 a Bisnia in Siria – Reuters / Caschi Bianchi (fermo immagine da video)

Sono giorni terribili questi per la nostra gente della Turchia meridionale e del nord della Siria. Il terremoto che ha colpito quella zona è stato centinaia di volte più violento di quelli che hanno colpito Norcia nel 2016 e l’Aquila nel 2009. Ha spazzato via centinaia di edifici e interi villaggi e la conta delle vittime sfiora i 10mila morti, un dato purtroppo destinato a crescere di ora in ora. Si sta ancora scavando, con ogni mezzo e contro ogni avversità. Ancora dopo 2 interi giorni si stanno estraendo dalle macerie persone, spesso bimbi, ancora vive. Le testimonianze dei soccorritori sono unanimi: infaticabile è la determinazione di salvare vite, assolutamente inadeguati i mezzi a disposizione. Le denunce sui ritardi dei soccorsi in Turchia sono silenziate dal governo di Erdogan. Di più, sono anni che associazioni e singoli cercano di allertare il governo centrale e gli amministratori locali sui possibili danni causati da terremoti in quel tessuto architettonico così precario e fragile, sfregiato da un’urbanizzazione selvaggia. A fronte di centinaia di relazioni inviate da gruppi di lavoro di geologi e ingegneri al Presidente della Repubblica, a ministri, parlamentari, prefetti e sindaci, non c’è mai stato nessun riscontro: gli affari e la speculazione edilizia sono sempre stati la vera priorità.

In Siria la guerra sanguinaria di Al-Assad contro la nostra gente ha reso intere città, come Aleppo, fatiscenti, e gli edifici che avevano resistito alle bombe del boia siriano e dei suoi alleati si sono frantumati sotto le scosse del sisma. E i crimini di Al-Assad non si fermano nemmeno di fronte alla tragedia. È stato ribadito dall’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bassam Sabbagh, che tutti gli aiuti umanitari in Siria dovranno passare da Damasco, quindi verranno usati come arma di ricatto per le zone che ancora non si sono piegate al volere del governo: obbedisci o non avrai nulla. Alcune organizzazioni umanitarie denunciano l’impossibilità di raggiungere le regioni ribelli.

La nostra umanità sta subendo ferite profonde ed è scellerato attribuirle al fato, le responsabilità delle minoranze al potere sono un macigno che continua a schiacciare la nostra gente, ma tutti noi siamo chiamati in causa, è urgente un senso dell’umanità* da ritrovare e rinnovare per un impegno di cambiamento radicale.

* Dario Renzi, Il senso dell’umanità. L’impegno dopo lo tsunami, Prospettiva Edizioni 2005