Le condanna da parte di diverse star di Bollywood dell’assassinio di George Floyd e del razzismo ha suscitato legittime polemiche in India. Gli è stato contestato di aver sinora taciuto sui tanti episodi di violenza razzista in patria, ad alcune attrici di aver fatto spot pubblicitari di creme per sbiancare la pelle, in un paese in cui la pelle scura è vista come tipica delle caste basse o dei “fuoricasta”, dei dalit (“oppressi”), come vengono chiamati oggi con il politically correct, ieri “paria”, “intoccabili”. E’ troppo facile essere contro il razzismo negli Usa e tacere sul razzismo e le discriminazioni nel proprio paese. La polemica riguarda un problema colossale, su cui troppi colpevolmente tacciono: circa 250 milioni di persone appartengono aLeggi Tutto

“Con il covid gli ultimi due mesi sono stato senza lavoro: la quarantena mi ha costretto a diventare un mendicante dipendente dagli aiuti. In qualche modo ho mantenuto la famiglia con le razioni passate dal governo. Ora il ciclone mi ha distrutto la casa, raddoppiando le mie miserie”.  Sono le parole di Kalipada Haldar, operaio in una fabbrica di cartone a Calcutta, che vive in una baracca ora distrutta dal ciclone Anphan, il più violento degli ultimi 100 anni nella regione. Come tanti altri, sta soffrendo tre emergenze: il contagio del covid-19, gli effetti del ciclone e quelli della quarantena. I virus sempre più spesso insidiano l’umanità, i cicloni diventato più frequenti e distruttivi – tutto ciò grazie al dissesto ambientaleLeggi Tutto