Al ballottaggio brasiliano di domenica scorsa Lula, lider del Partito dei Lavoratori (PT) ha vinto sul neofascistoide Jair Bolsonaro. È un gran sollievo ma, allo stesso tempo, il margine di vantaggio è minimo (50,9% contro 49,1%) su un Bolsonaro che fatto una performance elettorale sorprendente. Dopo quattro anni di governo – nei quali ci sono state odi alla dittatura militare, mano pesante della polizia, misoginia e omofobia aberranti, razzismo e distruzione dell’Amazzonia, simpatia per Putin, boicottaggio delle misure di prevenzione contro il coronavirus e altrettanti misfatti – più di 58 milioni di persone lo hanno votato, la qual cosa è indice del degrado morale e culturale crescente nella società. In ogni caso il bolsonarismo sarà primo partito alla Camera dei deputatiLeggi Tutto

Il secondo turno delle elezioni presidenziali ha portato con sé la buona notizia della sconfitta di José Antonio Kast, un reazionario nemico della libertà delle donne e degli immigrati, sostenitore della repressione statale. Sono state le elezioni con la più alta partecipazione, segno della volontà di tanti di fermare questo pericoloso personaggio: la sua vittoria avrebbe ingrossato il club dei presidenti neofascisti nel continente, al fianco di Bolsonaro, e avrebbe dato nuovo impulso a retrogradi e razzisti. Ciò non significa affatto che la politica democratica stia risolvendo la propria crisi. Il vincitore della competizione elettorale, Gabriel Boric, è un giovane socialdemocratico da tempo in trattative con il governo di centrodestra di Sebastián Piñera e con altre forze politiche tradizionali. È ancheLeggi Tutto

Carovane di immigrati dall’America centrale verso il nord, haitiani in viaggio lungo tutto il continente, “l’esodo venezuelano” di cinque milioni di persone: tutta l’America Latina è attraversata e sconvolta da un movimento umano costituito da un enorme numero di donne e uomini di ogni età convinti che la ricerca di una vita migliore o anche solo la difesa della vita renda necessario allontanarsi dal luogo in cui vivono verso altre regioni o paesi, in alcuni casi anche molto distanti, non solamente verso gli Stati uniti. E d’altro canto queste persone capiscono sempre di più che potranno realizzare meglio tali viaggi, almeno fino a un certo punto, affrontandoli in compagnia, con la collaborazione e la cooperazione di altri e di altre, dandoLeggi Tutto

C’è un progetto di autostrada (la “Pacifico-Orinoco”) che dovrebbe unire il paese da una parte all’altra; la sua costruzione, però, danneggerebbe numerose lagune nelle paludi della valle del Cauca, come denuncia il popolo indigeno Nasa che lì vive. Oltre al significato spirituale che per queste comunità rivestono, le lagune contribuiscono a regolare il flusso idrico e a ridurre i gas serra. Le aspirazioni dei Nasa (di tutelare questo delicato equilibrio, ndt) si scontrano con l’opposizione non solo delle industrie investitrici e del governo dell’oppressore Iván Duque, ma anche dei narcos. Infatti la valle del Cauca è una zona strategica per il narcotraffico perché, oltre ad essere una regione di coltivazione e produzione della coca, il suo controllo garantisce uno sbocco sull’OceanoLeggi Tutto

Domenica 11 luglio si sono moltiplicate mobilitazioni ampie e spontanee come non si vedevano da decenni: migliaia di persone in diverse città in tutta Cuba, gente comune, molti giovani che hanno gridato “Libertà”, “Non abbiamo paura” e che hanno cantato “Patria e vita”, canzone simbolo della protesta che rovescia ironicamente il retorico e strumentale slogan di regime di Fidel Castro “patria o morte”. Molti sono i motivi: la crisi economica, i blackout della rete elettrica, la mancanza di medicine e vaccini in tempi di pandemia, le misure asfissianti e la repressione del governo di Miguel Diaz Canel. Ma in primo luogo le manifestazioni esprimono nitidamente un anelito di libertà, la denuncia delle diseguaglianze e il rifiuto popolare del regime. Nonostante ilLeggi Tutto

Da quando è tornato al potere nel 2007, Daniel Ortega – antico leader del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) – si è evidentemente riproposto di non lasciarlo mai più. Da allora, quel paese centroamericano tanto colpito è passato dall’essere una democrazia rachitica, corrotta e violenta ad una dittatura autoritaria ed assassina con una spolverata di democrazia. A novembre si terranno le elezioni presidenziali, più simili però ad uno scherzo di cattivo gusto: il governo ha modificato le leggi per mantenere sotto il proprio controllo il meccanismo elettorale, ha proibito il finanziamento degli altri partiti politici, manda la polizia a sciogliere con la forza le loro manifestazioni, ne annulla le candidature. Ortega ha recentemente fatto incarcerare i cinque candidati di opposizioneLeggi Tutto

Nel paese latinoamericano è stato ufficialmente riconosciuto che il numero di decessi causati dal coronavirus è in realtà il triplo rispetto a quanto finora ammesso; di conseguenza, il Perù è il paese al mondo con il più alto numero di morti in proporzione ai suoi abitanti. In questo drammatico contesto, il 22 maggio scorso si sono svolte a Lima e in altre città importanti mobilitazioni contro Keiko Fujimori, candidata della destra alle prossime elezioni del 6 giugno. Cortei animati da studenti, lavoratori, organizzazioni femministe, associazioni culturali e delle vittime della dittatura di Alberto Fujimori, padre di Keiko, attualmente in carcere per violazione dei diritti umani. Nel decennio della sua presidenza (1990-2000) vi furono decine di migliaia di omicidi e di sparizioniLeggi Tutto

Una trentina di morti, aggressioni e arresti ovunque, colpi di arma da fuoco, denunce di sparizioni. “Ci stanno uccidendo”, affermano i manifestanti, tra cui molti e molte giovani, che da giorni si mobilitano contro la gestione governativa dell’emergenza sanitaria. Colpisce e scandalizza il livello di violenza criminale della polizia e dell’esercito agli ordini del presidente Iván Duque, complice e seguace di Álvaro Uribe, lider della destra colombiana e anch’egli criminale democratico responsabile di migliaia di morti innocenti dietro il pretesto della lotta contro le guerriglie.La Colombia è un paese storicamente segnato dalla violenza: delle forze repressive statali, dei paramilitari e delle guerriglie del narcotraffico; non sorprende che la principale risposta dello Stato di fronte alla protesta sia la violenza, che svelaLeggi Tutto

Da settimane, la produttrice artistica Carolina Barrero è perseguitata dai servizi di sicurezza del regime cubano semplicemente per aver stampato alcuni disegni raffiguranti José Martí (eroe nazionale nell’Isola, ndt) con la scritta “Ho due patrie: Cuba e la notte. O è una sola?”. Lo scrittore Carlos Manuel Álvarez è riuscito a raccontare ai mezzi di informazione internazionali gli incredibili interrogatori cui è stato sottoposto. Una canzone intitolata “Patria e Vita” composta da alcuni musicisti cubani è stata contestata dal regime quasi fosse un affronto mortale contro il paese e la sua storia. Sono solo alcuni esempi di intimidazione poliziesca e governativa contro persone coraggiose intenzionate a reclamare una maggior libertà di espressione nell’Isola. Una volta di più appare evidente il carattereLeggi Tutto

Il Perù è uno dei paesi più colpiti dal coronavirus con il più alto tasso di mortalità al mondo. Ciò è dovuto anche alle ingiustizie e alle disuguaglianze della democrazia corrotta e razzista, incapace di comprendere i bisogni della popolazione. Le drammatiche condizioni di vita cercano di essere risolte da molteplici iniziative di solidarietà, molte delle quali hanno come protagoniste le donne. Esemplari sono le mense popolari nei quartieri del sud di Lima e nelle città andine. Come a New Inca City, dove un gruppo di donne della comunità ha istituito la “Pentola di solidarietà”, che opera grazie all’aiuto di donazioni e all’impegno dei volontari. Come questa ci sono molte altre mense comunitarie organizzate spontaneamente in tutto il Perù che richiedonoLeggi Tutto