Chi avesse pensato che la sconfitta dell’Isis nei suoi loghi di origine, in Siria e Iraq, rappresentasse la sua fine,  avrebbe sbagliato e non poco. Innanzitutto perché la perdita del controllo militare sul territorio dove aveva costruito la sua infame ipotesi di Stato islamico non significa già uno sradicamento pieno da quegli stessi luoghi, che continuano ad essere funestati da attentati, attacchi, offensive e atti violenti perpetrati da cellule in clandestinità degli sgherri nazijihadisti. Ma soprattutto perché non è mai cessato il tentativo di Daesh di esportare oltre i propri confini naturali la terribile pratica omicida e l’ideologia mortifera che ne sta alla base. Così negli ultimi giorni, per opera di gruppi locali affiliati all’Isis, si sono susseguiti gli attacchi controLeggi Tutto

“Puoi essere libera a condizione che dichiari di non aver mai subito torture durante la prigionia”: questa la proposta fatta dalle autorità dell’Arabia Saudita a Loujain al Hathloul. Arrestata e detenuta dal 2018 per “aver contattato organizzazioni internazionali”, Loujain è una giovane attivista per i diritti e le libertà delle donne ed è stata tra le prime donne a guidare un’auto e sfidare così i divieti – in un paese oppresso da una dittatura iperpatriarcale e ultrarazzista di stampo fascistoide. La sua sorte è condivisa da diverse altre donne che sono in carcere e sottoposte a torture e abusi. Loujain ha rifiutato quell’oscena proposta di “libertà” ed ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di mantenere contattiLeggi Tutto

Siamo al fianco del popolo palestinese, da quasi un secolo vittima di una vera e propria pulizia etnica e dell’oppressione razzista dello Stato di Israele. Quest’ultimo ha basato la sua stessa fondazione, nel 1948, sulla negazione del popolo palestinese: perciò oggi la maggioranza dei palestinesi è costretta a vivere nella diaspora. In questi giorni, tale storica e dolorosa ingiustizia si aggrava con l’intenzione del governo Netanyahu (spalleggiato da Trump) di procedere con l’annunciata annessione della Cisgiordania. Cioè di porre fine ad una molto relativa autonomia – gestita tra complicità, corruzione ed impotenza dall’Autorità nazionale palestinese – e di privare di ogni diritto i palestinesi che vi vivono, fino a indurli ad un nuovo esodo. Occorre fermare questa ulteriore, odiosa forma diLeggi Tutto

Di nuovo in piazza a Beirut mercoledì 17, questa volta davanti al palazzo di giustizia per contestare la volontà espressa dai più alti esponenti della magistratura di applicare un vecchio articolo del codice penale che punisce qualunque attacco alla presidenza della repubblica: un modo come un altro per imbavagliare ogni critica. E sono state molte le critiche, gridate nei mesi scorsi per le strade delle principali città libanesi: giovani e tante donne hanno affermato il proprio protagonismo contro un sistema politico campione di corruzione, denunciando l’impoverimento generale della popolazione e contestando la rigida spartizione confessionale delle principali cariche pubbliche, vero e proprio pilastro dei fragili equilibri tra le diverse componenti della società libanese. “Siamo qui per reclamare i nostri diritti eLeggi Tutto

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di avviare l’annessione di ampie porzioni di Cisgiordania – come previsto nel “piano del secolo” di Trump – a partire dal prossimo primo luglio. Una mossa scellerata, respinta in blocco dai palestinesi ma anche da molti israeliani. In tanti hanno manifestato lo scorso 6 giugno a Tel Aviv – solidali con le mobilitazioni in corso negli Stati uniti – denunciando il nuovo apartheid e la creazione di veri e propri bantustan in cui relegare una popolazione palestinese senza alcun diritto.Denuncia sacrosanta ma monca. L’annessione della Cisgiordania, infatti, non è un fulmine a ciel sereno, né il tradimento di un “processo di pace” nato morto 23 anni fa; qualora si dovesse realizzare, essa sarebbe l’ultimoLeggi Tutto

Tra il 7 e l’8 giugno in diverse località della Siria si sono svolte manifestazioni con la partecipazione di migliaia di persone. Nella regione di Sueida, nel sud-ovest del paese, di maggioranza drusa, un gruppo di manifestanti ha sfilato davanti al municipio, gridando slogan contro il regime e i suoi alleati, Russia e Iran, e di solidarietà con la popolazione di Deraa, assediata da un cosiddetto “cordone di sicurezza”. “Il popolo vuole la caduta del regime” e “Rivoluzione, libertà e giustizia sociale” sono alcuni degli slogan che riprendono alcuni di quelli della rivoluzione del 2011. Nella stessa Deraa, dove la popolazione è sotto assedio e le condizioni di vita peggiorano di giorno in giorno, una manifestazione ha ripreso quegli stessi contenuti.  Leggi Tutto