Chi avesse pensato che la sconfitta dell’Isis nei suoi loghi di origine, in Siria e Iraq, rappresentasse la sua fine,  avrebbe sbagliato e non poco. Innanzitutto perché la perdita del controllo militare sul territorio dove aveva costruito la sua infame ipotesi di Stato islamico non significa già uno sradicamento pieno da quegli stessi luoghi, che continuano ad essere funestati da attentati, attacchi, offensive e atti violenti perpetrati da cellule in clandestinità degli sgherri nazijihadisti. Ma soprattutto perché non è mai cessato il tentativo di Daesh di esportare oltre i propri confini naturali la terribile pratica omicida e l’ideologia mortifera che ne sta alla base. Così negli ultimi giorni, per opera di gruppi locali affiliati all’Isis, si sono susseguiti gli attacchi controLeggi Tutto

Giovedì 26 novembre contadini, braccianti agricoli, operai, studenti, lavoratori domestici, autotrasportatori e tassisti indiani hanno scioperato contro il governo Modi. Alla mobilitazione hanno aderito 10 sindacati e oltre 250 organizzazioni di contadini, molte delle quali autorganizzate. Molti giornali lo hanno definito lo sciopero più grande della storia, con circa 200 milioni di partecipanti. La componente contadina e bracciantile è sicuramente stata quella più significativa combattiva. Infatti, da mesi è mobilitata per contrastare l’offensiva governativa filo padronale e pro privatizzazioni. Il governo Modi vuol favorire, da una parte, gli speculatori immobiliari e le grandi società agricole che intendono espellere i piccoli coltivatori dalle loro terre e mettere a coltura anche le foreste e, dall’altra, gli interessi dei trafficanti internazionali di derrate alimentariLeggi Tutto

Ennesimo eccidio terrorista È stato un massacro. Sabato 28 novembre nello Stato federale del Borno, nel nord est della Nigeria, 110 braccianti sono stati barbaramente trucidati. Avevano fatto un viaggio di mille chilometri per trovare lavoro in questa terra  fertile, mossi dall’urgenza di sfamare le proprie famiglie; erano al lavoro nei campi, disarmati, quando sono stati attaccati e uccisi. Non vi sono ancora rivendicazioni ma è facile vedere in questo efferato massacro la mano dei terroristi di Boko Haram o dello Stato Islamico nelle province dell’Africa occidentale. Infatti l’intera regione è ostaggio di queste bande assassine che dal 2009 hanno già causato 30 mila vittime e oltre 2 milioni di sfollati. Anche l’esercito lo scorso anno ha avuto centinaia di perdite;Leggi Tutto

Proseguono le manifestazioni antirazziste dopo che giovedì scorso – proprio alla vigilia del Giorno della Coscienza nera – João Alberto Freitas, un afrobrasiliano di 40 anni è stato ucciso da alcuni bianchi, guardie della sicurezza in un Carrefour di Porto Alegre. All’omicidio hanno risposto importanti mobilitazioni di fronte ai supermercati di differenti città al motto di “Le vite dei neri contano”: le persone solidali e antirazziste non hanno tardato ad associare questo crimine con quello recente di George Floyd e di altri negli Stati Uniti. Il problema del razzismo in Brasile, sempre più normale con il crescere della disgregazione sociale, è stato generalmente nascosto dietro al mito della “democrazia razziale” creato per ricondurre la grande varietà etnica esistente nel paese all’internoLeggi Tutto

La Cme Group, la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine del mondo, in collaborazione con Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future sull’acqua. La risorsa più essenziale per la vita viene dunque quotata in Borsa, come l’oro e il petrolio e come già purtroppo avviene per il grano, il mais o la soia. La brillante idea è sostenuta da Nazioni Unite, FAO e Banca mondiale, col supporto anche dell’Unione Europea. Da anni Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale spingono affinché gli Stati privatizzino le loro risorse: questa è una tecnica perfetta per favorire i guadagni delle multinazionali che sono i soggetti più forti in campo e che otterrebbero lauti guadagni da qualcosa di cui nessuno può fare aLeggi Tutto

“Puoi essere libera a condizione che dichiari di non aver mai subito torture durante la prigionia”: questa la proposta fatta dalle autorità dell’Arabia Saudita a Loujain al Hathloul. Arrestata e detenuta dal 2018 per “aver contattato organizzazioni internazionali”, Loujain è una giovane attivista per i diritti e le libertà delle donne ed è stata tra le prime donne a guidare un’auto e sfidare così i divieti – in un paese oppresso da una dittatura iperpatriarcale e ultrarazzista di stampo fascistoide. La sua sorte è condivisa da diverse altre donne che sono in carcere e sottoposte a torture e abusi. Loujain ha rifiutato quell’oscena proposta di “libertà” ed ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di mantenere contattiLeggi Tutto

Manifestazioni e presidi si stanno moltiplicando in questi giorni in Francia per difendere la libertà di espressione e di informazione contro il governo di Emanuel Macron. Oggi, sabato 21 novembre, è prevista una nuova manifestazione a Parigi. I promotori sono innanzitutto giornalisti a cui si stanno unendo molte persone solidali. Protestano contro il progetto di legge di “sicurezza globale” nel quale si fissa la proibizione di fotografare o filmare la polizia nelle manifestazioni. Ció significherebbe impedire di realizzare prove grafiche delle azioni repressive di cui possono essere protagonisti gli agenti di polizia. Ció avviene avviene non casualmente in un contesto, come quello francese, in cui la violenza della polizia è da tempo sotto accusa. C’è un manifesto promosso o sottoscritto daLeggi Tutto

Evo Morales rientra in Bolivia dopo l’allontanamento forzato dal potere dello scorso anno. Nonostante egli sia ancora un imbolo e una figura di peso in settori popolari, la situazione per lui non è così favorevole come potrebbe sembrare a prima vista. Le elezioni dello scorso 18 ottobre hanno assegnato una vittoria schiacciante alla sinistra del MAS (Movimento al socialismo, ndt) con oltre il 55% dei voti espressione del rifiuto, da parte della maggioranza della popolazione, nei confronti della borghesia razzista e antipopolare al governo, responsabile di grandi sofferenze durante l’emergenza sanitaria. Tuttavia ciò non va interpretato come una vittoria o una totale riabilitazione della figura di Morales, dirigente storico del MAS. Il gran flusso di voti ricevuti da questo partito siLeggi Tutto

Dopo la destituzione da parte del Congresso peruviano del presidente Martín Vizcarra per corruzione e “incapacità morale”, in tutto il paese si sono svolte manifestazioni popolari che hanno ottenuto le dimissioni dell’effimero successore, il razzista Manuel Merino. Come chiaramente affermato dalle e dai giovani protagonisti, le proteste non sono in difesa di Vizcarra, screditato fino al midollo anche per le terribili conseguenze del coronavirus nel paese. La gente comune è stufa di essere ignorata e dei giochi di potere tra i politici, intuendo la genetica corruzione della politica: oltre la metà dei parlamentari sono sotto accusa per corruzione e i presidenti finiscono sistematicamente per essere destituiti e arrestati. Ora il Congresso cerca di insediare come presidente un altro barone del centrodestra,Leggi Tutto

Dopo settimane di guerra e centinaia di vittime, Armenia e Azerbaijan hanno firmato una tregua, arbitro Mosca, che ha il sapore di una resa incondizionata della prima nei confronti dell’aggressività della seconda. Il Nagorno-Karabakh è costretto a cedere a Baku i territori azeri conquistati nella guerra degli anni Novanta e circa il 20% del proprio territorio. La Russia – storica potenza egemone nel Caucaso – deve garantire il cessate il fuoco e l’agibilità dei corridoi che permettono la continuità territoriale delle due enclave con la rispettiva madrepatria: del Nagorno-Karabakh con l’Armenia e del Nakhchvan con l’Azerbaijan. L’ennesimo capitolo di una vicenda lunga e dolorosa si conclude con un accordo che già minaccia ulteriori esplosioni belliche. All’origine vi è l’aspirazione e ilLeggi Tutto